9 giugno a Genzano
Per informazioni, programma e prenotazioni, rivolgersi in Segreteria Parrocchiale
"Scalare non serve a conquistare le montagne, le montagne restano immobili, siamo noi che dopo un'avventura non siamo più gli stessi" cit. Royal Robbins
La montagna la conosco da quando avevo 12 anni. L’ho vissuta in inverno e in estate, l’ho amata e l’ho odiata, mi ha dato tanto, ma mi ha anche tolto molto. La montagna ti cambia sempre, poco alla volta, vuoi o non vuoi. La montagna è fatica, è adattarsi, è una sfida con se stessi…. La montagna è andare oltre e una volta arrivata in vetta la meraviglia e l’immensità della natura ti avvolgono e i pensieri cominciano a “naufragare”.
Il campo famiglia a Sant’Antonio di Mavignola è stato per me un nuovo modo di vivere la montagna, incentrato soprattutto sulla condivisione e sulla collaborazione. Vivere con altre 9 famiglie, 41 persone in totale, dentro un’unica casa, non è facile, ma riuscire a organizzare i pasti, la spesa, gli spazi e le uscite è una grande cosa, che solo se motivati da un amore comune, da un amore più grande, si può riuscire. Non è stata una settimana semplice e sempre spensierata, accettare un “passo” diverso dal tuo è faticoso, ma la forza è stata sentirsi famiglia e come tale superare insieme le difficoltà, allungando la mano verso l’altro. La rifarei? Certamente.
Un giorno, D. Francesco si rivolge alle famiglie e dice “organizzo un campo famiglie in una baita ad agosto, chi viene?” Bellissimo dai, partiamo! Dov’è? In Trentino, 650km da Roma (1° panico da parte di chi guiderà).
E così, nonostante la distanza, 9 “coraggiose” famiglie della parrocchia si sono ritrovate, dal 21 al 28 agosto, nella Baita “Anna Maria” a S. Antonio di Mavignola, un paesino vicino Pinzolo e Madonna di Campiglio, tra le Dolomiti di Brenta e le Alpi dell’Adamello e della Presanella, a 1.123m s.l.m..
UAU, finalmente un po’ di fresco e di sano riposo tra le bellezze della montagna.
Che facciamo?
Ovvio, se le giornate sono buone … camminiamo … in salita … perché c’è tanto da vedere (2° panico da parte dei ragazzi e non).
Che si mangia? Non lo so: decidete voi e cucinate (3° panico tra le signore).
Vabbè, ci consoleremo con la TV e col nostro inseparabile smartphone tra stories, video e chat varie. Non credo: in baita niente Tv, non arriva il segnale e non c’è connessione wifi (4° panico … generalizzato!!!).
Ma allora, D. Francesco, dove ci hai portato? Perché qui? Perché tutto questo?
La risposta è stata: “ritrovare se stessi nel rapporto con Dio e con gli altri”. Interessante!!! Contrariamente ad ogni possibile previsione ed aspettativa, la settimana è trascorsa velocemente ed in piena armonia tra lodi, messa quotidiana e compieta (tutte facoltative) e varie uscite. Organizzazione impeccabile del nostro parroco che ogni mattina si preoccupava degli acquisti di pane (pranzo al sacco quasi sempre) e generi alimentari necessari per il menù (stabilito tutti insieme il primo giorno) finanche smaltire la spazzatura.
Le famiglie sono state divise in 3 gruppi dai nomi emblematici: fede, speranza, carità. Come del resto erano significativi i nomi delle varie stanze: Bethania, Gerico, Cafarnao, Bethsaida, Sion, ecc.
Ogni giorno, i vari gruppi si occupavano, alternandosi, di mensa (apparecchiare/sparecchiare, spazzare zona pranzo e scale, sistemazione cucina), cucina (preparazione pasti/panini, servizio a tavola, lavaggio asciugatura piatti, sistemazione cucina), preghiera (animazione liturgica dei momenti di preghiera, pulizia Cappella e aree esterne). Chissà che fatica!?! Al contrario. A dire in vero, in pieno spirito di comunione, tutti hanno fatto tutto serenamente. Quand’era l’ora dei pasti, in cucina, c’era il tutto esaurito (ahahahah!).
Durante le mattine (sempre per chi lo voleva), zaino in spalla, bastone e scarpe da trekking e si partiva per ammirare le meraviglie del Creato: rifugio Vallesinella, malga Brenta e il giro delle cascate di Mezzo; lago di Nambino e fino al rifugio Viviani Pradalago (2.082m); cascate di Nardis; rifugio Nambrone, cascata Amola con la S. Messa celebrata tra i loro boschi; Carisolo, chiesetta di Santo Stefano, palaghiaccio e parco di Pinzolo con la mitica sfida a pallavolo tra i nostri ragazzi e un gruppo di coetanei di Brescia venuti lì in vacanza. Canti, balli, musica e tanta condivisione la sera.
Giornate piene di attività ma, allo stesso tempo, con quella libertà di ritagliarsi degli spazi personali nei quali riflettere sui diversi spunti offerti dalle tracce sulle Beatitudini preparate da D. Francesco e potendo contare sul suo supporto spirituale sia come guida che come confessore.
È stato un viaggio in senso ampio: per la location, per l’armonia e la complicità tra i partecipanti (i ragazzi hanno veramente dato il meglio di loro nonostante le privazioni), per l’introspezione che tutto questo provocava in ognuno dei presenti.
Si viveva un costante invito a “guardarsi dentro”, nel profondo, riannodando quel filo rosso che abbiamo con Dio Padre, col Creato e col fratello/sorella che ci è accanto.
Esperienza veramente unica e da ripetere.
Grazie D. Francesco